Rosanna Sfragara

ROSANNA SFRAGARA è nata nel 1976. I luoghi più importanti nel suo percorso d’attrice sono stati Bologna, Parigi, Atene e Verona, sua città d’origine. Gli incontri artistici molti ma due i più determinanti: Theodoros Terzopoulos e il suo metodo di lavoro sul Tragico, Letizia Quintavalla e la sua visione del teatro e del mondo attraverso lo sguardo dei Bambini. La figura e l’opera di Charlotte Delbo la interrogano da molti anni e, con la studiosa Elisabetta Ruffini, insieme ad altri artisti, persegue una ricerca tra arte, storia e forme della memoria, a partire dai suoi testi. Fa parte di Tam Bottega d'Arte ed è codirettrice artistica del progetto ministeriale di Tam Teatromusica 2018-2020.

 

 

 

LA PRIMAVERA

di Charlotte Delbo

(Foto di Ignazio Sfragara)

 

 

traduzione Elisabetta Ruffini e Rosanna Sfragara

creazione scenica di e con Rosanna Sfragara

consulenza letteraria e storica Elisabetta Ruffini

luci Francesco Suppi

produzione Armilla e Bottega d'arte Tam Teatromusica

collaborazione Teatro Satiro off
 

Per portare alla conoscenza, per portare alla coscienza. Portare al discorso.

Il discorso è la lingua del poeta.

La lingua del poeta dà a vedere.

 

"So che quando ho voluto dare a vedere Auschwitz, sono stata presa da paura. In che modo dare a vedere qualcosa che sorpassa ogni immaginazione, ogni rappresentazione, ogni descrizione? Ho avuto paura di restare al di qua, di restare al di sotto. E quando ho superato la paura di mettermi a scrivere, è stato il linguaggio della poesia a venirmi del tutto naturalmente. Perché? In che modo? Non so.

Le creature del poeta non sono creature di carne: per questo le chiamo spettri. Sono più vere delle creature di carne poiché sono inesauribili. Per questo sono nostri amici, nostri compagni, coloro grazie ai quali siamo legati agli altri esseri umani nella catena degli esseri e nella catena della storia."

 

La primaveraè l’ultimo capitolo di Nessuno di noi ritornerà (trad. it. Il filo di Arianna, Bergamo 2015), primo tomo della trilogia Auschwitz et après.

 

Charlotte Delbo lo ha scritto subito, al ritorno dal campo, nel 1946.

Lo ha pubblicato, per scelta, vent’anni dopo.

 

 

Charlotte Delbo 

Charlotte Delbo (1913-1985) ha vissuto con intensità il suo tempo, il Novecento, e ha cercato le forme per costruirne la consapevolezza nell’immaginario collettivo.
È stata scrittrice perché ha considerato il “linguaggio del poeta” il più adatto a dire l’esperienza, capace di darla a vedere colpendo l’interlocutore nel suo intimo. È stata resistente perché, figlia di immigrati italiani in Francia, ha condiviso, con il suo grande amore George Dudach, la convinzione che la cultura debba mescolarsi alla vita e la vita emanciparsi attraverso la cultura. E’ stata deportata ad Auschwitz, offesa dalla violenza nazifascista, ha misurato su se stessa la fragilità della cultura ritornando ad essa nel confronto con l’esperienza per liberarne la forza e farne sentire la bellezza.
Assistente del regista francese Louis Jouvet fin dal 1937, Charlotte Delbo ha costruito il suo rapporto con la letteratura in intimità con il teatro e la sua relazione con il corpo e la voce, con la tradizione, con la capacità di far entrare in corto circuito passato e presente nella concretezza di un gesto o di un’immagine.
Assistente dagli anni Sessanta del filosofo e sociologo Henri Lefebvre, non ha mai rinunciato a lasciarsi incuriosire dal mondo: ha scelto di non rinchiudersi nel racconto di Auschwitz e ha scritto dell’Algeria, della Grecia dei colonnelli, delle donne argentine di Plaça de Mayo e delle donne greche di Kalavryta, del ’68 e della Spagna di Franco e di quanto altro ancora la sua sensibilità di sopravvissuta, il suo impegno di scrittrice e il suo sguardo di donna l’hanno spinta a portare sotto gli occhi degli altri.

 

 

 

 

 

KALAVRYTA DELLE MILLE ANTIGONI

AD ALTA VOCE

(foto del disegno di Italo Chiodi)

 

parole di Charlotte Delbo

voce Rosanna Sfragara

collaborazione artistica Renata Palminiello e Jutta Wernicke

ricerca storica e letteraria Elisabetta Ruffini

disegno © Italo Chiodi

produzione Armilla in collaborazione con Istituto della Resistenza di Bergamo

organizzazione Tam Teatrmusica

 

Un racconto che dice la violenza di una rappresaglia tedesca che il 13 dicembre 1943 rompe il ritmo di vita di un paesino incastonato tra le montagne del Peloponneso: tutti i maschi di più di dodici anni sono fucilati.

Un poema, étrange poème d’amour, canto della forza lucida e potente delle donne che restano. E resistono. Ieri come oggi.

Parole scritte e dette ad alta voce. Dire che è vedere, guardare negli occhi e dare a vedere.

Rito che si ripete. Per continuare a costruire memoria e futuro attraverso la poesia.

  

 

 

BAMBINI 

 

di Elisabetta Ruffini e Rosanna Sfragara
con Rosanna Sfragara
complicità artistica Francesca Zoppei
produzione Armilla in collaborazione con Isrec
organizzazione Armilla e Tam Teatromusica

 

Bambini è un racconto.

 

Piccole storie narrano la Grande Storia.
Le vicende dei bambini italiani emarginati dalle leggi razziali, negli anni del fascismo, dicono
l’indifferenza che uccide e la solidarietà che salva, nella quotidianità dei giorni.
Le voci di narratori-bambini invitano piccoli e grandi di oggi a costruire col passato un rapporto
vivo. Perché la memoria va allenata: aiuta a crescere e insegna a coltivare la libertà, che è potere di
scegliere e di cambiare le cose in meglio.

 

Nella nostra memoria collettiva, la Shoah ha ormai acquisito un posto definito che le celebrazioni del 27 gennaio ribadiscono con forza ogni anno, ma la retorica del discorso pubblico rischia di ridurre a un’immagine stereotipata. Di fronte a questo processo di imbalsamazione, inevitabile quanto mortale, mettersi all’ascolto della voce di narratori bambini è un modo per ritrovare un rapporto vivo con il passato.

 

Le storie dei bambini italiani emarginati dalle leggi razziali si intrecciano e le prospettive e le parole dei loro ricordi ridanno vita a quel mondo in cui indifferenza e solidarietà, morte e salvezza convivono nella quotidianità dei giorni. I nostri occhi nella scia dei loro si aprono così sull’Italia degli anni del fascismo e ne scorgono la complessità e le contraddizioni che permettono alla violenza di agire mentre passività e cinismo si impadroniscono dei più.

 

 

Il racconto può essere affiancato da laboratori e atelier per le classi, tra storia, arte e memoria, e percorsi di approfondimento per insegnanti, a cura dell’associazione Armilla e dell’Istituto della Resistenza di Bergamo e dai percorsi proposti dall’Istituto della Resistenza di Verona.

 

 

Contatti

Rosanna Sfragara

rsfragara@libero.it; tel. 3482688512

 

Referente organizzazione: Paola Valente - Tam Teatromusica

info@tamteatromusica.it; tel. 0496554669

 

 
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