Caravanserraglio: note di produzione e regia

La nuova produzione in collaborazione con l’Università di Padova ha debuttato il 17 maggio 2025.

Ricordiamo il recente debutto riportando alcune note dei soggetti convolti nella produzione e alcune foto del debutto.

“Scambi, multiculturalità, contaminazioni culturali.

È su queste basi che si sviluppa lo spettacolo “Caravanserraglio”. L’idea nasce nel 2022 dalla collaborazione fra dottorandi dell’Università di Padova e membri della comunità locale di varie nazionalità, nell’ambito del progetto “Scienza dal mondo islamico all’Europa di oggi”. Il testo di Eleonora Vanzan e Federico Semenzato, dottorandi del Dipartimento di Fisica e Astronomia  trova la sua realizzazione finale grazie al dialogo e al confronto con compositori e musicisti di varie nazionalità del Centro di Sonologia Computazionale e del Conservatorio Poliini con Tam Teatromusica.

Al centro dello spettacolo troviamo l’astrolabio, modello dell’Universo di antichissima origine. Frutto e simbolo di scambi millenari tra culture diverse, dall’Antica Grecia al mondo islamico, fino all’Europa cristiana, l’astrolabio ci ricorda che la scienza, come la cultura nel suo insieme, è profondamente multiculturale.

In epoca di tensioni e conflitti, “Caravanserraglio” vuole essere un segnale di dialogo tra saperi, lingue e culture.

Sofia Talas e Fanny Marcon

Ai margini delle piste carovaniere lungo la Via della Seta, il Caravanserraglio sorge come un luogo di riposo per viandanti e commercianti. È un porto di sabbia, un crocevia di vite dove gli uomini scambiano merci e storie e le parole hanno la consistenza dei miraggi.

Su questo palcoscenico di sabbia si intreccia un monologo a due voci. Due figure si fronteggiano: da un lato, un Mercante di illusioni, un imbroglione così abile da finire prigioniero delle sue stesse bugie, sprofondando in un mondo febbrile costruito sulla propria ossessione. Dall’altro, un Djinn, creatura antica come il deserto, che è insieme narratore e demiurgo. Non giudica ma innesca, osserva il dipanarsi del destino che lui stesso ha sussurrato al vento. 

Qui ogni racconto è un atto magico: non si limita a descrivere il mondo, ma lo evoca, lo plasma, lo fa esistere. La musica stessa segue questo incantesimo, un paesaggio sonoro che emerge e si modifica con i gesti degli attori, diventando il respiro di una realtà che si costruisce e si disfa al ritmo della narrazione, tra cacce forsennate nel deserto e assalti di banditi fluttuanti.

In questo duello, dove una voce narra e l’altra è narrata, si esplora la natura stessa della parola, un incantesimo capace di tracciare mappe per tesori inesistenti e di trasformare un uomo in leggenda o in polvere. L’astrolabio, disco inciso di cerchi dentro cerchi, è catalizzatore di questo miraggio: al suo roteare il cielo si ricompone, le mappe si ridisegnano, e il mondo cambia forma.

Federico Semenzato e Eleonora Vanzan

Leggendo il testo scritto da Federico Semenzato ed Eleonora Vanzan ho intravisto da subito gli elementi della FIABA. I personaggi sono tratteggiati come archetipi umani e i paesaggi sono espressione di un mondo simbolico interiore, oltre che fisico reale. Al centro l’oggetto “magico” motore del racconto, l’astrolabio.

Ho quindi lavorato per rafforzare questa idea: isolare i due personaggi, creando per ciascuno uno spazio in cui entrambi potessero emergere nella loro natura – il Mercante (Marco Tizianel) immerso in una luce calda “umana”, il Narratore (Nicola Lotto) tratteggiato da una luminosità fredda, dalla doppia natura – e farli incontrare poi nello spazio dinamico dell’azione e interagire attorno all’oggetto conteso.

Le luci di Stefano Razzolini, in totale sintonia con questa visione, hanno scolpito l’immagine, in un alternarsi di simboliche albe e notturni interiori, dialogando e vibrando con le musiche di Ardavan Vossoughi, suonate dal vivo, al computer, da Alessandro Fiordelmondo – Centro di Sonologia Computazionale (CSC) – con il contributo di Mattia Pizzato – Sound and Music Processing Lab (SaMPL) – anche grazie al dispositivo interattivo dell’astrolabio, agito in scena come uno strumento musicale. E il Suono dell’astrolabio è il terzo personaggio di questo racconto senza tempo, il vero artefice della storia, può sembrare una sorta di “colonna sonora” nello svolgersi del racconto, ma si rivela infine, nelle sue note misteriose e ammalianti, il vero strumento dell’inganno che cattura inesorabilmente l’umano, in una storia destinata a ripetersi sempre.

Flavia Bussolotto

Il progetto sonoro dello spettacolo Caravanserraglio è stato realizzato dal Centro di Sonologia Computazionale (CSC) dell’Università di Padova, in collaborazione con il compositore Ardavan Vussoughi e il Sound and Music Processing Lab (SaMPL) del Conservatorio “Pollini” di Padova. Il lavoro, coordinato dal professor Sergio Canazza, direttore del CSC, ha previsto la creazione delle ambientazioni sonore e musicali, la progettazione del live electronics e lo sviluppo di un sistema interattivo per l’elaborazione del suono in tempo reale.

Un elemento centrale del progetto è la trasformazione dell’astrolabio, antico strumento astronomico e fulcro del racconto, in un dispositivo musicale interattivo. La ricostruzione dell’astrolabio, progettata e sviluppata da Ludovico Di Martino (DEI, UNIPD) e Alessandro Fiordelmondo (CSC), integra un microcontrollore con sensori che rilevano i movimenti dell’oggetto, permettendo agli attori di generare suoni sintetici e controllare la diffusione sonora in tempo reale.

Le musiche, composte da Ardavan Vussoughi e Alessandro Fiordelmondo, sono state realizzate a partire da registrazioni di strumenti acustici occidentali (tra cui il clarinetto suonato da Matteo Spanio e diverse percussioni suonate da Alessandro Cozza) e di strumenti della tradizione mediorientale (come setar e tar, suonati da Darioush Madani), integrati con suoni sintetici prodotti al computer. Le sonorità così ottenute non si limitano ad accompagnare l’azione scenica: in alcuni momenti commentano la vicenda, in altri diventano parte integrante della narrazione, come un’estensione della parola che, nel suo farsi suono, modella la realtà scenica. La musica crea così un miraggio intorno ai personaggi, in cui anche lo spettatore viene immerso.

Durante lo spettacolo i suoni vengono elaborati in tempo reale attraverso un ambiente dedicato al live electronics, eseguito dal vivo da Alessandro Fiordelmondo e Mattia Pizzato (SaMPL). Il sistema consente anche la spazializzazione dell’audio mediante un impianto a quattro canali che circonda il pubblico, rafforzando l’esperienza immersiva.

Il risultato è un paesaggio sonoro che integra parola, musica e tecnologia in una dimensione unitaria.

Centro di Sonologia Computazionale (CSC) dell’Università di Padova